Adolfo Damasio Levi - ARTinsieme

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Adolfo Damasio Levi

Artisti

Adolfo Damasio Levi nasce a Torino nel 1942 da mamma Jole, pittrice, e papà Aldo, maestro di pianoforte con la passione per la meccanica. Apprende presto alcuni elementi culturali che condizioneranno la visione della sua vita attraverso il disegno e la tecnica, ma la vera scoperta che lo influenzerà accade quando il padre, a fine anni ’50, apre un’attività artigianale per trattare il legno ed è in questo mondo fantastico che il ragazzo di 8 anni immerso tra trucioli, segatura ed il loro intenso profumo trascorre l’adolescenza aiutando dopo la scuola a far produzione nel laboratorio.
Terminata questa esperienza, passerà diverso tempo prima di riprendere in mano pezzi di legno e cercare di dar loro una forma. L’occasione si presenterà a fine anni 70, dopo l’acquisto di una casa in mezza montagna circondata da boschi di castagni, faggi e betulle. L’aver conservato per anni in cantina tutti i vecchi strumenti utili a estrarre forme dal legno rende inevitabile il riannodare quel presente con i ricordi del passato lì ricreando un piccolo studio.
Così attraverso diversi passaggi tra sculture ed incisioni, approda nei primi anni 2000 alla realizzazione di bassorilievi su tavole di legno, immaginando di dipingere un quadro in punta di sgorbia e scalpello. Cresce molto la passione per questo modo d’intendere e dilettandosi a scrivere piccoli versi, accompagna l’esposizione di queste tavole con semplici poesie o pezzetti di prosa tendenti, per chi lo desidera, verso un percorso alternativo che induce a scoprire il significato celato dall’immagine proposta.
Nel 2004 si presenta al pubblico ed alla critica con una mostra personale organizzata a Reaglie.
Successivamente espone a Venaria Reale ( Libreria Librarsi e Biblioteca Civica),Torino ( Circolo Ufficiali ), Racconigi (Castello Sabaudo), San Mauro Torinese ( Sala Consiliare).
Nel 2006 con Giacomo Sampieri espone presso Salmoiraghi & Viganò, presenta il libro D ( una Storia di Pietre)


Sito personale:   http://adolfodamasiolevi.altervista.org
Email:                adolfodamasio@aliceposta.it


Di lettera in lettera....poi parole


Chissà se scrivere un’idea,
E con gran fatica inciderla,
Colorarla di blu manganese,
E poi farla divenire quadro

Possa essere cosa stolta,
L’immagine delle parole
E’ evocatrice d’emozioni
O forse è lieve disturbo?

Eppure ho creduto che
Piccole frasi, di seguito
Scritte, divenissero dipinti
E insieme visione di novella.

Perdonate quindi il voler
Osare sovrapposizione,
Mescolando pensieri e cose
Senza rispetto dei ruoli.


 
Titolo:  di lettera in lettera…poi parole
 Tecnica:
le lettere sono incise manualmente   su tavola lignea, colori a tempera
 Dimensioni:
tavola  82 x 72 cm montata su   plexigas
 Cornice di legno, misura esterna 92 x 82 cm


Maternità - Percezione di Vita


Senza le declinazioni dei
Colori, la figura guida la
Mente verso l'intrinseco
Significato, dove maternità

Raffigura il più alto senso
D'esistere per ogni specie,
nel proteggere teneramente
Il futuro, ma la sensazione

D'un domani senza equilibri
Ripone la missione sacrificio
Vano, luoghi dove l'amore di
Madre era dono di se stessa.


luglio 2011


Serie Betulle 2011


_____________

TRASGRESSIONE

osservanze con una lente di
colore diverso, poi con una
altra e con un'altra ancora,
poi adagiate in stesso luogo

le cose col passare delle ore
mutano i loro colori, per certo
è la variazione di luce, per le
ombre che s'allungano, ma

pure per il sentimento di chi
guarda e s’innamora del
soggetto che sta ammirando,
accade il trapasso, trasgressione

personale nel cercare l'oltre
nascosto tra le pieghe d'un
giorno qualunque dove lo
stato d'animo sa cogliere

ed esaltare i particolari, li
ingrandisce, e la scoperta
dell'impossibile è realtà
in quell'attimo colmo di

trascendenza pronto a
condurre il pensiero dal
fiato corto verso una
dimensione inconsueta.

settembre 2011


RAMI SPOGLI

Si stagliano in un cielo d'indaco
Chiaro, assente il passato, loro
Sono di color purezza, di neve
Appena scesa, nuda d'impronte.

I rami protesi verso l'alto
Sembrano invocare la pace
Del silenzio, s'intersecano

Tra loro tracciando geometrie

Inusuali, spazi contigui e
Differenti, osando essere
Arte senza superbia, ma
Consapevoli della magia

Che la natura sa comporre,
Sono figli rispettosi del
Loro compito, e nel tempo
Del risposo stanno immobili

Ad attendere il destino già
Prossimo senza lamenti, solo
Attesa del rinnovo che di anno
In anno li rafforzerà nel corpo

  Poi...

I rami si spezzeranno, cadranno
A terra e altri si formeranno, e un
Giorno cadrà il loro albero, mentre
A fianco già un altro sta sorgendo

Un sole già alto, di stessa
Luce rivestito, è guardiano
Fedele d'un ordine eletto
Conservato per millenni

dicembre 2011


         


LA TERRA


Vorrei cogliere i suoi profumi,
inebriarmi,
quelli che stordiscono nei ricordi,
farli miei.
Vorrei vederli con i miei occhi,
che ancora vedono,
rubare i suoi colori per sempre,
e segregarli.
Vorrei sentire il suo vento correre,
dentro di me,
farmi trasportare dove lui vuole,
abbandonarmi,
Vorrei poter difendere quella terra,
anche con la vita,
perché sarà quella dei miei figli,
quella che ameranno.

SOGNO
DI
EQUILIBRIO
ED
ARMONIA

DIMORA

D I M O R A

Pace, quieta sicurezza,
Spazio interiore arredato
Da sentimenti liberi,
immemori di colpe ataviche,
e qui rinati mille volte.

16 Maggio 2004


La figuratività di Adolfo Damasio Levi si esprime con la tecnica dell’ incisione sul legno, grazie alla quale i soggetti, siano essi tenere maternità o semplici tronchi di betulla acquistano una tangibile morbidezza. Nelle sue opere, Damasio rimanda ad un mondo avulso da dimensioni temporali e spaziali riconoscibili e delimitati: a far da protagonista a questa pittura sono elementi colti con tagli inconsueti, dal particolare all’universale e viceversa, ma ugualmente significativi.

Marilina Di Cataldo
dal Catalogo "Senza Vincoli"

Adolfo Damasio e, nella seconda immagine, con Marilina  Di Cataldo, la curatrice   della critica  riportata nel catalogo della mostra "Senza Vincoli", tenutasi presso la galleria Velan, Centro d'Arte Contemporanea.


Hanno scritto di lui:

Scolpire i sogni

Ritorniamo nell’accogliente atelier di Adolfo Damasio, scultore – poeta che sogna di ritrovare la propria terra, quella da amare, e sentire il suo vento correre in un abbandono finale.
Accanto ai pannelli sapientemente scolpiti Damasio presenta una serie di grandi opere (talvolta accompagnate dal bozzetto iniziale) nelle quali è racchiusa la poesia di un Colpo di Vento, la Solitudine raffigurata da un solo fiore il cui stelo s’incurva oltre la brocca del vaso, il susseguirsi di Pesci che attraversano specchi d’acqua idealmente geometrici oppure solcano onde che la fantasia dell’artista traduce in sigla.
Città ideale, Farfalle che si mutano in fiore oltre un felice primo piano composto da foglie lanceolate dominate da sole onnipresente, una Panchina solitaria oppure l’Alba sono alcuni dei titoli di una rassegna che si conclude con un’opera composta secondo tre distinti piani nella quale il Gioco delle forme si evidenzia sempre più.
L’ultima opera realizzata ( Madonna 2007 ) è assai ben articolata: lo scomporsi in cinque piani accoglie l’immagine di una Vergine vagamente surreale emergente da una superficie scabra. Il gioco cromatico scomposto determina uno spazio tendente all’irrealtà.
Talvolta si ha l’impressione che Damasio rielabori il susseguirsi dei colori come in un caleidoscopio pronto a riflettere cieli, terre, fiori, paure.


Gian Giorgio Massara
____________________________________

Dal catalogo della Personale di Reaglie:

Damasio realizza delle composizioni bidimensionali, tavole di legno dove opera dei pazienti intarsi, creando sulla materia delle immagini asciutte e rigorose, figurazioni dense di valori poetici ed emananti un’aura di sospensione metafisica, colorate con tinte tenui e aggraziate…
Interni d’abitazione, scorci di paesaggio urbano o naturale vengono dall’artista riproposti in una nuova luce, con un linguaggio in grado di evocare inedite sensazioni.


Edoardo Di Mauro


               Una  sola  cosa  divenire

Di se stesso e d’immagine
 Riflessa, assieme rovesciati
Sopra una  carta da gioco

Essere due personalità distinte,
Entrambe pensanti, equilibrate
Correttamente, ma diverse nel
Dire, nell’agire e  nel  sentire

Andare per campagne  e scorgere
Ombre d’alberi  coricate a  terra,
Un uomo  rompere  con la vanga
Il terreno con gesti lenti e pesanti

Fare  passi  sulla   traccia   sterrata
Sollevando poca polvere secca in una
Calda estate ch’appassisce  le  foglie
E intorpidisce le membra già fiacche

Ma la città è diversa, c’è premura
Si corre, non indignano le persone
Vestite di smog,  respirano parole
Corte, veloci, spento è il  languore

Nell’attesa d’amore, il bene è veloce:
Ciao,  come stai? Volano le parole di
Tutto  e  di nulla, un gran zibaldone:
Soltanto tram, semafori, luci, rumori…

Il tramonto preferisce scendere
Sulla campagna,   in città lo si
Porta nel cuore, dove speranze
S’infrangono  nel  disinteresse

Sono  una   carta  figurata,  che da
Qualsiasi parte la si giri ha lo stesso
Valore, indifferente tra una vita qui
O là,  anemica di  sentimenti e gioia

IL DOPPIO




______________________________





Adolfo Damasio Levi con la sua opera
IL CIGNO e la sua ombra, durante la mostra  ALLEGRIA DI NAUFRAGI, presso la galleria Donna Sommelier,  Piazza Castello 9, Torino.





DIALOGO

Lontani di terra e pensieri,
incontrarsi senza timore,
conoscersi  perché lo si desidera,
percorrere una strada ideale insieme come compagni,
poi,
amici,
condividere le ragioni ed il pane.

10 febbraio 2004



FARFALLE

L’acqua di clessidra,
tempo in gocce,
d’ognuno misura
la strada dell’esistere,
e fino a che scadrà
stiperà bui paradigmi
in solchi indelebili.

E abbisognerà
trasognare
fugaci leggerezze
per  intraveder
danzare
lievi
farfalle
colorate.

12 Novembre 2009











MIGRAZIONE

Desiderio, intenzione e volontà:
Gradini in salita incontro
Alla scelta dovuta,
Ingrata.
Forse il prossimo sogno
Avrà cara ventura
In prender forma,
La costanza sia maestra


anno  2008


MIGRAZIONE ( o desiderio intenzione volontà)

Si tratta di un’ansia
Ch’assale, e innalza
Sì tanto d’aleggiar
Levando il dir proprio,

Dipoi lieve almanaccare
Muove ver’ un desiderio
Di maggior peso, sapiente,
Da legger oltre il vissuto

Che tenta d’unir con
Il filo della volontà
Una meta color
Ventura da non

Parer affatto vera.
Sia lenir intenzione?

5 settembre 2007


TETTI COLORATI


Quiete e calde
Coltri al sonno,
Colgono sogni
Di rosee attese,

Accompagnano
Nitidi viaggi
Oltre la terra,
oltre il mare,

danno vita

alle speranze
colorandosi
di queste

in dar pace

al risveglio,
rivestito di sete,
già quasi pago

22 aprile 2010


NOTTURNO
Sulla linea del Tramonto
Melodie colorate,
Fluttuano  Ispirate
D’armonie Planetarie


C’è una musica che
Si sovrappone dolce
Ai pensieri deboli,
Rivelando una strada

Cosparsa di note colorate
In un cielo infinito,
Dove l’oscuro è illuminato
E il  buio  già dimentico

10 giugno 2010



Arte plurale, mio periodo di insegnamento presso l'Istituto d'arte Passoni con gli allievi disabili con quadro realizzato insieme a loro



DALLE PIETRE

Un ciottolo abbandonato a terra
È un pezzo di mondo che vive
Da  tempo immemore senza
Porsi domande, aspetta nel vento
E nella pioggia di trasfondersi
Nell’acqua, oppure, d’esser
Raccolto, e  accuratamente
Osservato, le sue forme parleranno
Di cose accadute nel tempo,
Di  quelle che verranno, e di quelle
Nascoste nell’animo, quelle che
Reclamano d’esser dette, d’essere
Testimoni di dolori e passioni,
E per  palesare la sua voce a tutti,
Si dipinge, per dichiarare il nesso,
E si vernicia per divenirne specchio,
Appare in bella veste, affascinante,
In figura di donna, di arlecchino,
Reclamando  compagnia di  altre
Donne e di balene, dimentico d’esser
Uso a divenir parte di una casa, di
Una diga, di una strada, di un ponte,
di una macina,  di una fontana, di
un cortile, di una chiesa, divenendo al posto, attore di un teatro d’essai.

4 Ottobre 2004




BARRAGE
Addossate ad una cima
Stanno  case  immobili,
Schiacciate da un cielo

Sì  ingombro  d’anime  

E’ maremediterraneo
Quel luogo incredibile
Nel quale si trova la
Storia sepolta, scritta


E reperita, orgoglio
D’essere  figli di tali
Padri e poi non  poter
Essere più tali a loro


Spersi senza nuovi
Riferimenti, singoli
Senza altri vincoli
Per divenire futuro,


Ora tutti son viandanti
In cerca, sia di dentro
Che al di fuori, di soste
Che parlino d’esistere,


E se appaiono, aprirsi
Un varco tra barriere
Di forma e sostanza
Nel volersi riedificare.


30 ottobre 2010       


CITTA’ ALTA

Non posta s’una rocca
Ma immaginata lassù
Austera nel distacco
Seppur vestita a festa

Autorevole nell’esigere
Decoro da ognuno e pur
Misura, non impudenze,
Siano lievi i mormorii. 

Metropoli, palazzi alti, poi
Antichi, fabbriche, dritte
Strade e lunghi viali alberati,
Grandi piazze, largo fiume Po 

Sorta su civiltà romana, poi di
Sindone santificata, nobilitata
Da secoli di corona Sabauda ed
Infine regno industriale : FIAT

FABBRICAITALIANAAUTOMOBILITORINO

E questa è certamente casa mia.

12 settembre 2009







IL SILENZIO


                                                                               
E' difficile trovarlo, nascosto
Tra   robe   abbandonate   che
Sarebbero  ancor utili,  ma già
Dimentiche  da  troppo tempo



Terra arata, bagnata da
Neve grigia, c’è sentore
D’una tiepida primavera
Alberi con nessun  fiore,

Alti   rami,   spogli ,   protesi
Verso un  orizzonte   segnato
D’alterni crinali  susseguenti,
Sono montagne viola cinerino


Dalle  cime    frastagliate,  loro
Si stagliano in un  cielo traverso
Da strisce di   nuvole sfilacciate,
Splendore rosa d’aurora boreale


La campagna inerte è di
statica attesa tra silenzi
D’uomini e di cose, rotti da
Un cane lontano ch’abbaia


Al   vento, e poco dopo smette,
Mentre i non rumori  investono
Quel tutto rendendo astratta
La realtà, or divenuta immagine


Sospesa, e dal muto spettatore,
Colpito  d’incanto, sfugge lieve
Un sospiro, lui  libero d’essere
Compagno  d’un  dolce  silenzio



24 febbraio 2011

       
      PARADISO

Pensarlo è ineluttabile
   La sua difficile strada
S’innalza accompagnata
    Da chete guide in divisa

dicembre 2010











CICONIA CICONIA  
( cicogna bianca )

S’appresta a tornare e
Nel suo  volo  discende
Elegante con le grandi
Ali  bianche e nere,  si

Staglia nitida nel  cielo
D’azzurro intenso, par
Farsi  ammirare, ma è
Solo  l’impressione   di

Chi s’incanta e pensa
Intorno alla  fiaba  di
Colei  che  porta  il dì
Dell’attesa     nascita

Poi,

Lenta posa i suoi rami
A far nido, è sgraziata
In smuoversi fino a che
Eretta guarda  lontano.

4 Aprile 2011





TITOLO  3,14159 26535
                  89793 23846
                  26433 83279
                  50288 41971
                 69399 37510
                 58209 74944
                 592


pioggia traversa di luci
copre immagini e scopre
il dire dell’andare verso
levante per intendere

se credere è speranza,
oppure se l’anima  sa
schiudere quella soglia
concedendo l’intravedere

d’un lontano, eterno
futuro  attraverso
il tempo esistente,
ovvero se l’intento

d’un grande viaggio
è utopia e forse  già
concluso dove siamo:
paradiso ed inferno.

novembre 2009

Cicogna (L'uccello di sabbia)




Nasce da un pensiero /Insistente, senza senso, /
D’accettare così come/Il venire lieve del vento /    

Assorti al  calar del sole/   Pare intravedere cicogne/

In arrivo su  camini a /     Fare nidi,  e s’è rapiti di/

Poca loro grazia e della / Tenera  dolcezza deposta/

Con i rami,  intente in/ Pace di gesti d’insito amore,/

Propiziatori d’un futuro /  Che guiderà gli eredi nel/
ripeterli,fidanti segreto/Di vita appartenente a essi.

Poi una verrà ritratta  su/ Un quadro e ricoperta di/
sabbia,e  il tempo lascerà/Scivolare via, restituendo/

L’immagine legata al /Ricordo d’un tempo passato/
D’una emozione; metafora/Sarà il deserto della città

Le nuvole sono immagini /D’impalpabilità d’esistere,
E significare benedizione/Di pioggia scesa dal cielo.

11 settembre 2010

Cicogna (L'uccello di sabbia)



Nasce da un pensiero
Insistente, senza senso,
D’accettare così come
Il venire lieve del vento    


Poi una verrà ritratta  su
Un quadro e ricoperta di
Sabbia,che il tempo lascerà
Scivolare via, restituendo

L’immagine legata al
Ricordo d’un tempo passato
D’una emozione; metafora
Sarà il deserto della città

Le nuvole sono immagini
D’impalpabilità d’esistere,
E significare benedizione
Di pioggia scesa dal cielo.

11 settembre 2010



LA ROSA ROSSA

Con  la  passione giunge una
Leggera  nebbia  ad  offuscar
Misura ,  sinonimo  d’opposti
Sentimenti detti: odio ,amore


Al transitar della passione
Sale una leggera nebbia
Ad offuscare la ragione,
Nella mente le immagini
  Si distorcono in modo irreale
  Tingendosi di colori accesi,
  Poi s’ingrandiscono troppo e
  Così ingombranti  soffocano

Intorno ogni presente.
La pena diventa faro e calamita,
Prevale la seduzione di
Buttarsi in quell’orrido,
  Di perdersi senza illusione
  Sragionando  mentre palpita
  Veloce il cuore, ma l’altra
  Passione quella della sola

Sofferenza per gli altri, per sé
Ramingo, per storie di popoli
Vinti, sono tinte di viola, occhi
Asciutti di lacrime, disperanze
  Accese, rassegnazioni senza
  Futuro, laddove la reciprocanza
  D’amore   potrà far riviver una
  Rosa rossa. E , sarà verosimile ?

2012













SOVRAPPOSIZIONI



Case deposte in piano
Diventano sfondo per
Pesci e vele, che per
L’aria libere muovono


Le dimore restano appese
Come appuntate su carta,
Bianche e poco distinte così
Ammassate l’una  all’altre,

Ma esistono come tutte
Le case che si guardano
Senza vederle, ed allora
Tanto vale ridurle sepolcri

Dove vivono persone e cose,
Anime fluttuanti come ombre
Scure significanti l’esistere a
Condurre una propria storia,

Mentre le cose arredano
Il corso d’una vita, e vite
Altre  ancora successive,
Mute testimoni del tempo

Nel quale pesci e vele volanti
Hanno l'intenzione di filtrare
La materialità dando valore
Al credere dell’immortalità.  


1 ottobre 2010

FALCI DI LUNA



Sono quelli alti, gli occhi
Colore del cielo, le mani
Dalle  dita lunghe, forti,
I capelli cercano il vento



In un cielo da remoto  passato

riposano parole di fiducia, fan
credere nella vita per il compiuto
equilibrio  tra alberi e creature,

esse mutate individui e poi così
sole  da subito, accanto hanno
moltitudini  d’aridi deserti  in
vana attesa d’acqua discesa,

nella  notte  di  falci di  luna,
lievitanti su colori d’un tempo
perduto, il romitaggio tra monti
e valli reca la certa solitudine

tra silenzi, ma è con  sé stessi
l’origine d’un dialogo,  mentre
alti uomini di legno presteranno
devota ospitalità e comprensione,

i silenzi sono apparenti, fatti
di rumori sottili che mano a
mano  si  distinguono, sono
foglie che muovono al vento,

i fruscii paiono sommesse voci
traboccanti di dolcezza, quasi
carezze per anima sperduta,
dove ritrovar sua giusta pace.

6 gennaio 2011


SUONI DI TAMBURI



Incessante il rumore fitto segue
I pensieri che scorrono dentro,
Ora più sereni, sono quasi visibili,
Si trasformano in comodi giacigli

Dove appoggiare il capo e fissare
Ad occhi aperti il tempo che passa
Senza timore di perderlo,  anzi di

Viverlo nell’imprevedibile venire

La luce si rifrange nei vapori d’acqua

E dona nuovi colori e curiose sembianze

Sfumate nei corpi scuri e ravvivate nei
Piccoli orizzonti che delimitano i rilievi

A terra riluccicano le foglie: argentee,

dorate e ramate, lucidate a festa per
Occasione manifesta, d’esili bagliori

Specchianti riflessi  irriproducibili,

Rivoli discreti d’acqua sgorgano
Per dileguarsi e lasciar  posto ad
Altre strisce d’acqua che tacite si
Ammassano d’intesa a far pozze,

Poi,    

Stupisce un silenzio rotto da sgocciolii
Sempre meno frequenti, occhi di sole
Attraversano la volta verde. Il tempo
Della suggestione sta  per scadere.

2011

IL DOPPIO



E
ssere due personalità distinte,
Entrambe pensanti, equilibrate
Correttamente, ma diverse nel
Dire, nell’agire e  nel  sentire

Andare per campagne  e scorgere
Ombre d’alberi  coricate a  terra,
Un uomo  rompere  con la vanga
Il terreno con gesti lenti e pesanti

Fare  passi  sulla   traccia   sterrata
Sollevando poca polvere secca in una
Calda estate ch’appassisce  le  foglie
E intorpidisce le membra già fiacche

Ma la città è diversa, c’è premura
Si corre, non indignano le persone
Vestite di smog,  respirano parole
Corte, veloci, spento è il  languore

Nell’attesa d’amore, il bene è veloce:
Ciao,  come stai? Volano le parole di
Tutto  e  di nulla, un gran zibaldone:
Soltanto tram, semafori, luci, rumori…

Il tramonto preferisce scendere
Sulla campagna,   in città lo si
Porta nel cuore, dove speranze
S’infrangono  nel  disinteresse.

Sono  una   carta  figurata,  che da
Qualsiasi parte la si giri ha lo stesso
Valore, indifferente tra una vita qui

O là,  anemica di  sentimenti e gioia

13 marzo 2011


EDEN





Da silenzio imposto
Vive ricordi d‘ un
Tempo  già scritto,
Sola virtù lo ricrea

Reale tra dolori,
Forse la fantasia
Tuttora sogna
Incerta  novella

Levitandolo  su
Un’ascendente
Spirale, assurda,
Forse accessibile


Settembre 2009

ARCOBALENOMAREMEDITERRANEO





alle spalle mare e sole,
e, filtrata attraverso un
arcobaleno di vele,
ecco  la terraferma,

là si scorgono  linee
poste a definire,
a ridosso delle Alpi Apuane,
colline abitate

la limpidezza dei verdi,
dei colori delle case
tutte appese attorno,
tra un cielo azzurro incantato

rimandano a credere

peccato l’affrescare quei
colori vitali che virano sia
all’alba che al giorno e
al suo cadere, in infinite

dolcezze che strappano
lunghi sospiri struggenti,
dalle inimitabili tinte che
spettano solo al creato,

e l’uomo, per pudore, pone
solo bianco con righe rosse.

26 giugno 2010


POSPORRE…( infrangimento)






E  se  a  tergo  di un’immagine,
Spezzata   per  disperazione e
Isolata  da lastra  trasparente
Si esistesse credendosi interi?

E poi non sia più scura d’ombra
Ma indossi livrea d’autunno per
Porsi ad un pubblico attento
Rivelando sovrapposizioni elette

Sul  figurar  il proprio Dio , poco
Visibile , tramite il calore dei toni
Da Lui ceduti alla  natura,  luogo
Che tanta distensione dà quando

La si percorre con animo puro, quasi
Trovare altra madre quietar angosce
Tra miti sussurri e fruscii di brezza
Smuoventi  arbusti e vibrar di foglie ,

Par trovarsi in un mondo incantato
Dove possibile è dialogare con
Essa e intendersi, a caso sollevare
Delicatamente una corolla, china tra

L’erba, d’una margherita e non dover
Divellerla per reciproco ricordo ,
S’ascoltano frasi  fatte di echi che
Acquietano, di sensazioni insolite

Quasi  risposte a dilemmi sospesi
Con sé stessi, scoprirsi in una bolla
Di tempo che s’apre restituendo
Realtà agl’alberi, il pensiero s’è


Solidificato e le  mani   potranno
Toccarli, sono  corpi viventi a modo
D’uomo, loro si  dissetano con acqua
Di rugiada nutrendosi d’indispensabile.


21 Maggio 2012




CASA  CITTA'  VIAGGIO  



Strade , vicoli , piazze,
portici, lampioni, fili
di tram, campanili e,
gente, tanta gente
che

scorre come un fiume
senza sosta, automobili
impazzite, quasi moto
perpetuo, orologi che

segnano un tempo che

poi non c’è più, rumore:

quello che distrae, che

non consente di pensare,


ma non sono grida d’armi,
la guerra è giocata lontano,

sono voci proprie di cose
come quelle use a tenere

compagnia ai bimbi
soli, la moltitudine fa
deserto, è spettacolo
autogestito  da tutti.  

Ora è desiderata una vela
che valichi la marea che
invade e solchi un tempo
diverso, parallelo, quasi

a voler correre via con
se stessi, in pace  con
tante  gocce di silenzio;
solo urli sulla gioia d’essere.

       
18 novembre 2008

BICICLETTARE



Pianta di città natale,   amica
Dei ricordi d’un bimbo che da
Solo pedalava veloce sfidando
Rimbrotti dagl’occhi sorridenti

Anno 2008


Sogno di Equilibrio e Armonia

R U O T E

Dover correre contro il vento,
nuotare contro la corrente,
salire le scale verso il tetto,
volare per poi scendere,
pedalare veloce veloce,
movimento, movimento, movimento.

                                29 Marzo 2004

TRA PENSIERI (I)



Cosa  potrà   legare  tant’altri
pensieri assieme ad uno solo,
senza  alcun  confine, intimo:
riconoscer  l’io, od a svelarlo?

non certa è l’immagine,
ma quella proiettata su
per i muri, quella che si
muove parallela quasi

fosse l’alter ego, quello
diverso, quello più vero
quello  nascosto, che
sa palesarsi con parole

inedite, dove può stupire
anche sé stesso, si dovrà
rappresentarli entrambi e
trovare il non legame che

unisce queste due vite sì
differenti ma partorite da
stessa madre, possedute
dagli stessi ricordi, dalla

stessa terra su cui camminano,
sentire il vento raffrescare il
volto… forse non è medesima
la sensazione, il vento trasporta

lontano, in un mondo diverso,
di corpi che volano, liberi, anche
per poco, come le foglie che da
terra s’alzano  a ricordarsi in

fioritura, per poi nuovamente
ridiscendere, e poi rialzarsi
ancora, fino a che quel vento
saprà spirare eteree emozioni.


10 marzo 2012

TRA PENSIERI ( II)



Cosa   potrà  legare  tant’altri
Pensieri assieme ad uno solo,
Senza  alcun confine, intimo:
Riconoscer l’io, od a svelarlo?


La Memoria antica, tramandata
La si vive scorrendo antichi
Testi e stupisce talvolta la sua
Freschezza , barbari o colti, i

Nostri  avi hanno costruito case
E pensieri, con pietre o mattoni,
Con fatica, e fortuna, e guerre,
Non credo per le generazioni

Successive ,ma per un presente
Ed  un solo futuro prossimo, ma
Ben delimitato, solo usanze e
Maestra natura hanno guadato

Il tempo e son state custodite,
Usate, e poi migliorate, e così
Diversi sono gli uomini d’oggi
Da quelli d’un tempo remoto-

Un abitante della terra, di
Grandi dimensioni non è
Mutato d’allora, l’elefante,
Forse c’è da 5 milioni d’anni,

Talvolta mi pare d’intendere
Che l’uomo provocherà la
Sua estinzione, rattristato e
Imbarazzato vorrei che

Non accadesse, diverrei
Elefante per parlare alla
Gente su libertà indifese,
Ma sapendomi libero, temo.

21 agosto 2012

 TRA PENSIERI(III)



Cosa  potrà   legare  tant’altri
pensieri assieme ad uno solo,
senza  alcun  confine, intimo:
riconoscer  l’io, od a svelarlo?


Scrutare nella tarda sera
La luna mentre indossa  i
Colori della notte, prima
Una  veste rosata, dopo

Sol  bianco splendore  che
Illumina case, alberi, cose
Ed a modo suo, quasi come
Il sole crea  ombre, queste

Definite da luce fredda, s’adagiano
Fondendosi con forme già scure e
Tinte di buio,  risalta il pallore dei
Visi rivolti ad essa, l’ammirano

Ed in cuor loro pensano alla
Sua arte di far incanti :catturare
Amore in una notte d’estate
E per complici  echi di grilli ,

Ma un giorno volendo star  lassù
Per ammirare la terra ,a saper cogliere
La sua bellezza, i suoi azzurri intensi, i
Bianchi dei ghiacciai, le nuvole che

L’avvolgono e si sciolgono, i continenti
Attraversati da modulati rilievi dorsali,
Ebbene,
Penso, desidero fortemente d’abitare in
Quel luogo, chissà  se io, alieno, la vivrò.


22 agosto 2012


E SE FLUTTUARE ?





E se le immagini  scorressero,
Come   divenir   nuvole  spinte
Dal   vento oltre  il tempo ed il
Cielo stia  immobile a fissarle?


Sono pensieri così incerti da
Fondere reale ed immaginario,
Spingendo  alla ricerca di
Verità nuove, consolanti,

Da  non poter  decifrare:  è  il
Firmamento immobile mentre le
Cose si muovono nello spazio ?
O si pensa d’essere immobili con i


Piedi piantati a terra, come alberi?
Alcuni di loro esistono da millenni  
E potrebbero informarci sul passato
Spiegando il proprio punto di vista

Sui  futuri trascorsi , e se pure per
Essi  la sensazione del vivere la
Quotidianità porti alla convinzione
Che l’immortalità è dentro ognuno,


E si agisce pensando all’inesistenza di
Una fine reale, anche se questa accade,
E’ difficile immaginare il chiudersi delle
Porte dell’esistenza, ma da dove giunge

Questa intima verità che diverrà falsa?
Si potrebbe immaginare  di nascere
Come gli Dei, per essere immortali,
Semplicemente, poi  non è il vero  e


Non resta  che tal’ intima convinzione
Possa essere traslata in un rinnovo di
Materia trasformata, o… che la mente
Sia  immortale nello spazio d’infinito

6 novembre 2011



TRAMONTO



Il sole scende lento didietro
Ai rilievi che s’allungano sul
Mare, e mano a mano i suoi
Colori s’infiammano nel buio,

Sulla fine della giornata, stesi
immoti s’una sedia di tela , ci si
lascia andare con il nulla In testa
ad assistere allo spettacolo

che conduce per nostalgie,
nello scurirsi della volta celeste
rapita dal buio, ammiccante di
punti luminosi e luna trasparente,

si è affascinati dal lento  evolversi
dell’ evento quotidiano vinti
dalla tentazione d’appartenere, se
per poco, al tempo della solitudine

sembra quasi esista un rapporto
intimamente personale, una
emozione da consumare tacendo,
mentre i toni rossi e  gialli si

scaldano tra loro, ora aranci e
poi violetti, infiltrati da luce bianca
a strisce magenta, sfilacciate nei
rosa teneri, contagiati d’azzurro

chiaro deposto all’orizzonte intento
a resistere  invano al blu intenso
sopraggiunto dall’alto, e lo inghiotte,
Il tempo sembra fermarsi, tacciono

Cinguettii di passeri e strida di gabbiani
Tace anche il mio cuore: il giorno è
Finito, e il domani irromperà come
Sempre, indiscreto, invadente…

20 Maggio 2012



Betulle
(GRAN MADRE TERRA)




Di  vedetta su
Lievi piani e declivi
Argentee betulle
Staglianti, parvenze  


D’algida purezza
Specchianti aurore
E tramonti, blu
Di magie nivali,


Indorate di sole,
Cineree di brume,
Verde pace
D’erba vitale,stanno

                                    

Esse silenti, sacrali,
Tra presenze votive
Là erette per
Dar credenza


Alla terra, madre
Feconda di vita
E di resurrezione
Oltre il mortale


27 novembre 2007


Betulle d'Oro




Silenti e sacrali,
alberi della vita,
poste di vedetta
su lenti declivi
miti assecondano
la bava di  vento,
allora  s’ascoltano
le foglie
spirare
il proprio  canto

Anno 2008

Psyche



Aura vitale, anime vive           
Vaganti affianco esseri
Dissimili d’aspetto ma
Stretti in rigenerar sé


Settembre 2006


Ombre morbide




Lo son talmente che pare non
Esistano  , quasi a  non  voler
Violare  un senso di pace che
Aleggia tra passato e presente

Un vaso di  fiori vorrebbero unire
Generazioni lontane, traguardare
Insieme i loro percorsi, quando
Tutti della stessa età potranno

Guardarsi in faccia le proprie
Rughe e raccontare come ognuno
Se le sia procurate, lungo tempi
Diversi, lontani tra loro, senza

Sudditanze patriarcali, ma così,
coetanei e divenire amici, poter
spiegare i perché dei propri
gesti e dell’affetto, se non amore,

tra le scale di legno di pietra, di
mattoni, di marmo, di metallo,
di sogni grandi mai raggiunti
di gioia nel vivere di pace.


Anno 2006

Pesci



Scivolanti via immersi in
Materia cosparsa di cielo,
Sospesi tra vita e coscienza,
Muti tra  reclusi  silenzi


Settembre 2006

Scolpire i sogni



Pare invero tentare
D’ afferrare i sogni
Con i fili sottili
Dell’ illusione.

Che sia più facile
Provare a scolpirli
Dentro il legno
E poi accarezzarli?


23 febbraio 2007

HANNO SCRITTO DI LUI



Articolo sul Corriere dell'Arte del 7 dicembre 2012

Figurazione e poesia tra le mani di un artista

di ELENA PIACENTINI

Adolfo Damasio nasce a Torino nel 1942, da madre pittrice e padre insegnante di musica; i forti tratti e le vicissitudini della famiglia d’origine segneranno il suo sensibile animo e le scelte artistico-culturali. A seguito di studi ed esperienze lavorative parallele alla passione creativa, frequenta in età matura gli studi artistici superiori come screening personale di conoscenza nel campo della comunicazione visiva che lo porteranno dal 2004 alla presentazione al pubblico e alla critica di mostre personali presso biblioteche e musei.
Ha esposto in collettive in Italia e in Europa, tra cui nel 2009 presso il Museo Archeologico di Amelia, presso il museo Casa Dante a Firenze, nel 2010 a Roma presso la galleria Cassiopea, a Parigi al Palais des Congrès e presso la Galerie Breova di Praga, nel 2011 partecipa alla 9a edizione del Salon d’art Shopping e presso il Carrousel du Louvre. Dell’artista si ricordano poi alcune personali a Torino, tra le più importanti, nel 2004 presso il Circolo Ufficiali, nel 2011 presso il Castello del Valentino, nel 2012 presso l’Aci Club. Nel gennaio 2013 esporrà alcune tavole alla biblioteca civica Primo Levi. Tra le premiazioni, nel 2009 il terzo premio selezionato da Francesco Preverino con l’opera Casa, Città, Viaggio presso l’Ecomuseo del Freidano di Settimo Torinese e nel 2009 e 2010 è vincitore  dell’Internazionale Italia Arte di Villa Gualino in Torino; di lui hanno scritto Giovanni Cordero, Anna Maria Cossu, Marilina Di Cataldo, Edoardo Di Mauro, Gian Giorgio Massara.
Adolfo Damasio lavora sull’immagine, la sua ricerca è segnata da flashback e memorie, tradotte sul supporto in legno: egli imprime nella fibra rapide idee che scorrono nella sua psiche - in questo modo pare trattenere fervori legati ad istanti che scaturiscono da complessi moti di pensiero - mentre accoglie con cocente intensità creativa il proprio substrato di reminiscenze giovanili.
Nelle sue corde s’incanalano profondi legami con la musica, per connotare alcune tavole dell’artista, quali ad esempio Casa, Città, Viaggio, Barrage, Pi greco, Paradiso, Falci di Luna, Mediterraneo e per comprendere parte del suo stilema espressivo è interessante citare alcuni stralci del maestro Piero Dorazio ripresi da L’oeil écoute, catalogo Valente Arte, Finale Ligure,1986: "...la musica e la pittura moderna non rappresentano null’altro che gli elementi di cui sono fatte: colori, linee, superfici e spazi, materie, suoni, timbri, movimento nel tempo, luci e ombre, chiaro e scuro, forte e adagio, orizzontale, verticale, diagonale, caldo e freddo, alto e basso, insomma tutti quei fenomeni che più direttamente influenzano e orientano la nostra esistenza ogni giorno, poiché costituiscono gli aspetti essenziali della realtà in cui ci orientiamo, per mezzo dei nostri sensi e della nostra intelligenza.
Sia la musica che la pittura si rivolgono proprio ai sensi piuttosto che alla ragione (...). Un pittore vive in mezzo ai suoi colori come il musicista, il quale non si separa mai dai suoi suoni, tutti e due pensano continuamente ad organizzarli e a scoprirne le combinazioni e gli aspetti più segreti e più improbabili. In solitudine, essi provano e poi provano ancora per vedere e sentire, se mettendo insieme gli elementi del loro linguaggio, ne risulterà un’opera compiuta". Molteplici poi gli spunti riguardanti ispirazioni universali umane quali la Maternità e il mondo animale quasi a voler elevare la fragile bellezza di situazioni comuni: il messaggio assume così la connotazione di  "...prodotto di un’esperienza di vita che si trasforma in forme e colori..." (da Dario Durbè, Maurizio Fagiolo Dell’Arco, Due passi indietro e tre in avanti. Colloquio con Piero Dorazio, catalogo Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, Electa, Milano 1983). La composizione delle tavole comporta estese ed estenuanti operazioni: in primis l’artefice compie l’incisione a mezzo di sgorbia, scalpello o punteruolo, per inserire poi gradazioni cromatiche riprese ora dall’intero prisma ottico ora da lievi successioni tonali. La visione bidimensionale è accompagnata da lemmi poetici; l’artista crea un binomio indissolubile tra figurazione e poesia intesa come chiave di lettura fondamentale per contenere il dialogo svolto. Damasio suscita esperienze estetiche che vanno al di là della pura percezione cromatica o figurativa, avvicina lo spettatore ad eufonie intriganti: silenzi e melodie esterne al tempo cronologico quasi volesse mescolare sensazioni antiche o sconosciute nello stesso attimo.  

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Le realtà sospese (ottobre 2012)

Pubblicato sul giornale online Settenews

Nelle sede storica del Circolo degli Artisti di via Bogino 9 è in corso una mostra alla quale partecipa  l’artista Adolfo Damasio Levi.
Dopo numerose esposizioni, approda  a questo circolo, più che mai appropriato ad ospitare l’eclettico Adolfo Damasio Levi. Il suo è un linguaggio sapiente che coniuga  ispirazione, poesia, colore, pittura e tecnicismo senza mai farne prevalere alcuna.
La fusione degli insiemi rende la visione delle numerose opere esposte  una panoramica di  colori brillanti e esplosivi dall’aranciato al giallo all’ocra,al blu, al nero che ricordano a volte, anche come soggetti, l’arte astratta  di Piero Dorazio (Il ponte di Carlo del 1937) e di Wassily Kandinsky.
Ma Adolfo Damasio Levi non  è un pittore, non lavora SOLO di tavolozza e pennello ma incide la tavola, la scolpisce, la colora, la integra, le dà vita rendendola “PITTURA” a tutti gli effetti.
Il sapiente raffinato tecnicismo affiora da un attento esame dell’opera e solo allora ci si rende conto della fatica mirata e costante per una risultanza straordinaria.
Contemporaneamente, con un linguaggio pittorico altamente poetico sa esprimersi con i tenui colori che la natura fa scoprire a uno sguardo attento. La betulla  è ampiamente rappresentata con il suo tronco chiaro, delicato e offre spunti per realizzazioni di grande  effetto.
“Di vedetta su/ Lievi piani e declivi/Argentee betulle/ Staglianti  parvenze/ D’algida purezza......."
Questo linguaggio diventa infatti poetico in assoluto, poiché la liriche che accompagnano le molte sue opere rivelano ancora una volta l’ame du poete nella quale la sensibilità e la dolcezza ispirativa sprigionano  parole “sospese”  tra luce e colore,  fondendosi con l’opera rappresentata.
Non è possibile dare una connotazione precisa dell’artista. Sarebbe come limitarne gli infiniti spazi mentali, imprigionarne il linguaggio e l’ispirazione.
Visitando la mostra si può meglio comprenderne il perché.

Critico A.M.Cossu

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Mostra Personale  LIBRERIA LIBRARSI 22 /24 maggio 2004


Critica di Edoardo Di Mauro

Partito con una impostazione pittorica l’artista, pur non rinnegando questa originaria ispirazione, ha condotto il suo stile verso un esito insolito e originale . Egli realizza infatti delle composizioni bidimensionali, tavole di legno dove opera dei pazienti intarsi, creando sulla materia delle immagini asciutte e rigorose, figurazioni dense di valori poetici  emananti un’aura di sospensione metafisica, colorate con tinte tenui ed aggraziate. La narrazione di Damasio ci conduce verso angoli di quotidiano che generalmente sfuggono alla nostra distratta percezione, irretita dall’incessante incedere di feticci e simulacri che caratterizza il nostro  di  contemporaneo. Interni d’abitazione, scorci di paesaggio urbano o naturale vengono dall’artista riproposti in una nuova luce, con un linguaggio in grado evocare inedite sensazioni, dove la poetica carica l’oggetto di una esemplare simbolicità, creando un collegamento tra l’interiorità dell’artefice ed il mondo esterno. Le immagini di Damasio sono evidentemente allegoriche, significano molto di più di quanto possa apparire ad una superficiale osservazione. Esiste una strana ma indiscutibile connessione tra le forme artistiche antiche, tipiche della pre-modernità, ad esempio del Medioevo e quelle  contemporanee o, per meglio dire, post moderne. Ad esempio, per quanto riguarda l’assenza spaziale e lo spazio concesso ai valori l’artigianalità e la decorazione. Le opere di Adolfo Damasio assumono le sembianze di icone post-moderne, intrise di un senso religioso ed esemplare della composizione, proprio perché rispondono, spazialmente e concettualmente, all’impostazione prima citata. L’artista si propone quindi, come un cantore degli angoli riposti e dimenticati della quotidianità, da lui decontestualizzati da una situazione di stallo e di oblio e nobilitati con uno sforzo compositivo tenace, in grado di elevarli al rango di espressione poetica.
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Mostra Personale 20 /26 Novembre 2004 Circolo Ufficiali di Torino

Critica Professor Gian Giorgio Massara

Attratto dalla tenerezza del legno, Adolfo Damasio ha realizzato sinora un’ottantina di sculture: pannelli  lievemente colorati, scolpiti su un supporto ligneo proveniente dall’Africa (Abura ), che narrano storie di sogni, di armonia, di equilibrio. Una sorta di "viaggio attraverso il dialogo fra gli uomini" come l’autore ci conferma nel corso di un colloquio nel suo luminoso atelier di Torino. E’ qui che assistiamo alla genesi di un’opera: un presupposto grafico su carta quadrettata, tanti strumenti – sgorbie, scalpelli, bisturi, rasetti in acciaio – e un lavoro preciso, nel corso del quale non si può sbagliare poiché il legno una volta inciso, ovviamente, tale rimane. I primi soggetti ormai terminati hanno carattere naturalistico: un piccolo uomo che cerca di raccogliere le foglie che il vento scompone, la bella scena di un" campo  di girasoli " dominato dal cerchio del sole modellato sul fondo, la lieve " Siepe" fra il volo degli uccelli appena intravisti. Ciascuna scultura si prefigge una lettera dell’alfabeto che riprende il titolo "SOGNO DI  EQUILIBRIO E ARMONIA". Altre opere assumono un tono surreale per la presenza di due grandi seggiole , di un orologio fermo alle 10,10 ( casualmente, anche Chagall arresta il tempo alla medesima ora) oppure racchiuso in una lente d’ingrandimento che isola l’abbraccio di una coppia fra i tetti delle case e un campani letto. Ad Adolfo Damasio piace disegnare, per cui le sue composizioni architettoniche sono nitide, con un susseguirsi di arcate percorse da un volo di gabbiani ora rosa, ora verdi, ora neri, oppure ispirate ad antichi borghi dominati da torri fra le quali occhieggia un iterato susseguirsi di dischi da identificarsi con astri. Damasio si diletta a scrivere poesie:
In una notte di luna tonda/ I colori sfuggono alla terra/riunendosi in aquiloni sopra/case con tetti illuminati/racchiudenti respiri di pace.
Tre opere in particolare significano l’amore per gli spazi interni, ora animati da un gioco di scale e ringhiere da far invidia alla biblioteca antica d’un celebre film, ora illuminati da una stilizzata lampada( ma altresì alla presenza di una Finestra) ora concepiti come un "SALOTTO SUI TETTI" ove le persiane sono blu, il tavolino, l’immancabile seggiola, attendono un visitatore misterioso che pronuncia parole scritte, recitate, lette, sussurrate, gridate. Non "dette", infine. Poche sono le tavole determinate dalla presenza umana; in modo sintetico l’Arlecchino ( maschera indovinata/tra passato e futuro) ribalta la propria immagine verso la sagoma di un corpo femminile oppure uno " Spaventapasseri" assume il significato d’una "Crocifissione": i tre fiori piegati dal vento che spuntano alla base dell’ideale croce hanno il colore del sangue rappreso. Nelle opere di Damasio c’è sovente il senso dell’attesa. Quando firmava con lo pseudonimo di Steve Beker, Damasio scriveva: il tempo dell’attesa è troppo/Viverlo attimo per attimo/Dilata l’ansia, la speranza/Solo il conforto/Placa con ragione e affetto.
Damasio insegue dunque i sogni, aquiloni liberi nel cielo.
NOI E GLI ALTRI
Quando guardo i colori degli uomini/Quando guardo il colore del granito/Quando guardo il colore del mare/Quando guardo il colore del passato/Quando guardo il colore di mia figlia/Quando guardo il colore degli occhi/ Quando guardo il colore della mia anima/ Quando guardo le mani di mia moglie/ Non vedo colore bianco, vedo i colori/ Dell’arcobaleno, quando appaiono/ D’incanto, che vorrei trattenere, incartare/ Come un mazzo di fiori e, dove è più/ Buio, posarli e lasciare che noi e altri/ Dolcemente parliamo dei nostri colori.

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Mostra 8/ 9 ottobre 2010  Forum de l’Investissment     Palais des Congrès   PARIS
Parigi incontra l’arte italiana contemporanea

Quadro " Di lettera in lettera…poi parole"

Critica del Dottor Guido Folco

Adolfo Damasio non è solo pittore, scultore,creatore di mondi, ma anche fine poeta che incide con versi il mondo in cui vive. Anche la scelta del legno, come supporto privilegiato dei suoi lavori,indica attenzione al mondo naturale, ai temi dell’ecologia e della vita, che l’autore sviluppa con un linguaggio figurato e letterario ricco di suggestioni. Con un’operazione simbolica, la poesia diventa pittura incisa per sempre, trasformando la sua effimera esistenza, la su tradizione antica di oralità in pietra miliare, che racconta un’intera vita, un’emozione,uno stato d’animo. Damasio è maestro nel narrare, tra tecnica e creatività, la sua visione dell’universo
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MOSTRA 25/ 30 Ottobre 2011
CASTELLO DEL VALENTINO    Sala delle Colonne
150 Anni dell’Unita d’Italia


di Guido Folco su Rivista Italia Arte  del dicembre 2010

"Di lettere in lettera… poi parole"   "Notturno"  Scultura Città"
Nella produzione artistica di Adolfo Damasio è sempre possibile scoprire nuovi spunti di riflessione che contribuiscono ad esaltarne i significati e le simbologie. Nascono quindi opere che uniscono poesia, un minuzioso lavoro d’intaglio e pittura a tempera su legno e un’intensa riflessione sull’esistenza. In altri lavori predomina invece la fantasia e quel desiderio di libertà che da utopia si trasforma in sogno, come nell’opera "Notte Chiara" che ispira la poesia : Notte chiara/ per l’aure/ vele sospinte/ oltre il mare". Poche  essenziali parole per raccontare un’emozione visiva che i colori di Damasio ci restituiscono lieve e fantastica. Anche la composizione, condotta per intarsi obliqui il tutto. e trasversali al soggetto principale, inducono ad una lettura ampia, metafisica nel collocare in uno spazio indefinito. La geometricità delle forme si stempera nel gioco flessuoso delle vele al vento, scardinando il riferimento alla realtà, per aprirsi ad una visione immaginata. Molto suggestiva è anche la scultura in legno modulare, composta da più piani sovrapposti, dedicata a Torino, il cui profilo cittadino si staglia sulle quattro facciate del cubo sovrastante. L’opera si struttura con pianta quadrata e geometrica, come l’antica Augusta taurino rum e come in uno scavo archeologico emergono " strati " di storia e di vita che ci permettono una lettura documentale della città.
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PREMIO INTERNAZIONALE ITALIA ARTE 2010  dal 10 al 30 aprile a VILLA GUALINO
Quadro " Farfalle "

Critica Guido Folco


Poeta, pittore, scultore: il prisma creativo di Adolfo Damasio coniuga con passione e mestiere le più fervide tendenze artistiche del ‘900, tra arte concettuale, installazioni e design, per arrivare a una visione personale del mondo e delle sue istanze, quali l’ambiente, l’ecologia, la diversità. Adolfo Damasio è tra i più rappresentativi artisti di oggi per genialità espressiva, tecnica e fanciullesca illusorietà ed i suoi lavori nascono da un mestiere appassionato, raffinato, consapevole dell’unicità del ruolo d’artista, che, solo, riesce a scuotere coscienze e fantasie, facendo scaturire sempre nuove utopie di bellezza, di salvezza, di amore
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PREMIO INTERNAZIONALE ITALIA ARTE dal 25 al 30 Marzo 2009 a VILLA GUALINO
Quadro " MIGRAZIONE "

Critico Guido Folco


Pubblicato sulla rivista ITALIA ARTE del Marzo 2009
Tra gli aforismi più intensi, in parte drammatici, che riguardano la libertà, c’è una frase di Jean Jacques Rousseau, contenuta nel suo "Contratto sociale" che recita " L’uomo è nato libero, ma dovunque è in catene". Una visione razionalista della vita, da figlio dell’illuminismo, velata di malinconia e pessimismo. Perché prendere spunto da questa affermazione per raccontare l’opera di Damasio? Innanzitutto perché nei lavori dell’artista  è onnipresente il richiamo alla libertà, è il fulcro di ogni idea, di ogni costruzione mentale e reale dell’opera. Il simbolismo metafisico delle sue città, sorvolate da immaginifici pesci volanti, i suoi boschi  "intrecciati"  di linee-sbarre quasi fossero prigioni vegetali da cui evadere, metafora della quotidianità e dell’esistenza terrena, rendono ogni suo dipinto un’aspirazione all’assoluto e all’armonia del Creato. Si respira un’attesa palpabile di ciò che  accadrà una volta oltrepassato quel cancello, quella palizzata  dietro a cui si cela il mondo, si cela l’uomo,con la sua anima desiderosa di pace. Damasio intaglia tavole e pezzi di legno, li compone in tridimensionali scenari inventati, utilizza il colore come patina vivace da stendere sulla propria vita, alterna monocromi e segni a forme e cromie pacate, perché la realtà va affrontata sognando, con la forza della fantasia che, sola, permette di spezzare le proprie catene. C’è un profondo desiderio di evasione, nei lavori di Damasio e l’arte diventa un rifugio moderno, un giardino segreto duecentesco in cui proteggersi dal male del mondo. Nei voli dei gabbiani, nel fluire maestoso e universale delle onde marine, nel movimento di un canneto, nelle luci radenti la stanza di un mattino  abbacinante l’autore ritrova se stesso, da voce al suo desiderio e alla sua ricerca di equilibrio per sconfiggere paure, timori, dolori. Divinità pagana, il sole è quasi sempre presente nelle opere di Damasio, riferimento mitologico e cristiano, attorno a cui ruota l’universo di segni e di storie che ognuno di noi si porta nel cuore. Arte come poesia, arte come musica e silenzio, per sperare ancora in una vita migliore. " Si tratta di un’ansia/ ch’assale, e innalza/ si tanto d’aleggiar/ levando il dir proprio/ dipoi lieve almanaccare/ muove ver’ un desiderio/  di maggior peso, sapiente,/ da leggere oltre il vissuto/ che tenta d’unir con/ il filo della volontà  una meta color/ ventura da non/ parer affatto vera./ Sia lenir intenzione?
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Critica Marilina di Cataldo


Sembra la lucida visione di un mondo che poggia sul vuoto quella descritta da Adolfo Damasio Levi. Sulla superficie del quadro i soggetti appaiono come entità senza un concreto spessore e, proponendo una marcata sintesi formale - basata su scomposizioni quasi geometriche - danno alle forme un aspetto di apparenze fragili, inquiete e sotto le mentite spoglie del gioco, nascondono una sentita riflessione sull’uomo e la sua caducità.


La figuratività di Adolfo Damasio Levi si esprime con la tecnica dell’incisione sul legno, grazie alla quale i soggetti, siano essi tenere maternità o semplici tronchi di betulla acquistano una tangibile morbidezza. Nelle sue opere, Damasio Levi rimanda ad un mondo avulso da dimensioni temporali e spaziali riconoscibili e delimitati: a far da protagonista a questa pittura sono elementi colti con tagli inconsueti, dal particolare all’universale e viceversa, ma ugualmente significativi.

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Critico Giovanni Cordero

Adolfo Damasio Levi rivisita l’universo della scrittura in un sintetico e originale racconto letterario ricco di simboli e metafore. Nelle opere regna una soffusa nostalgia per ricordi infantili e spazi della memoria personale, resi essenziali per accentuarne la carica espressiva.


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