Adolfo Damasio Levi
Adolfo Damasio Levi nasce a Torino nel 1942 da mamma Jole, pittrice, e papà Aldo, maestro di pianoforte con la passione per la meccanica. Apprende presto alcuni elementi culturali che condizioneranno la visione della sua vita attraverso il disegno e la tecnica, ma la vera scoperta che lo influenzerà accade quando il padre, a fine anni ’50, apre un’attività artigianale per trattare il legno ed è in questo mondo fantastico che il ragazzo di 8 anni immerso tra trucioli, segatura ed il loro intenso profumo trascorre l’adolescenza aiutando dopo la scuola a far produzione nel laboratorio. |
Sito personale: http://adolfodamasiolevi.altervista.org
Email: adolfodamasio@aliceposta.it
Di lettera in lettera....poi parole | |
Chissà se scrivere un’idea, E con gran fatica inciderla, Colorarla di blu manganese, E poi farla divenire quadro Possa essere cosa stolta, L’immagine delle parole E’ evocatrice d’emozioni O forse è lieve disturbo? Eppure ho creduto che Piccole frasi, di seguito Scritte, divenissero dipinti E insieme visione di novella. Perdonate quindi il voler Osare sovrapposizione, Mescolando pensieri e cose Senza rispetto dei ruoli. | |
Maternità - Percezione di Vita | ||
Senza le declinazioni dei | ||
Serie Betulle 2011 |
TRASGRESSIONE |
RAMI SPOGLI
Si stagliano in un cielo d'indaco
Chiaro, assente il passato, loro
Sono di color purezza, di neve
Appena scesa, nuda d'impronte.
I rami protesi verso l'alto
Sembrano invocare la pace
Del silenzio, s'intersecano
Tra loro tracciando geometrie
Inusuali, spazi contigui e
Differenti, osando essere
Arte senza superbia, ma
Consapevoli della magia
Che la natura sa comporre,
Sono figli rispettosi del
Loro compito, e nel tempo
Del risposo stanno immobili
Ad attendere il destino già
Prossimo senza lamenti, solo
Attesa del rinnovo che di anno
In anno li rafforzerà nel corpo
Poi...
I rami si spezzeranno, cadranno
A terra e altri si formeranno, e un
Giorno cadrà il loro albero, mentre
A fianco già un altro sta sorgendo
Un sole già alto, di stessa
Luce rivestito, è guardiano
Fedele d'un ordine eletto
Conservato per millenni
dicembre 2011
LA TERRA
Vorrei cogliere i suoi profumi,
inebriarmi,
quelli che stordiscono nei ricordi,
farli miei.
Vorrei vederli con i miei occhi,
che ancora vedono,
rubare i suoi colori per sempre,
e segregarli.
Vorrei sentire il suo vento correre,
dentro di me,
farmi trasportare dove lui vuole,
abbandonarmi,
Vorrei poter difendere quella terra,
anche con la vita,
perché sarà quella dei miei figli,
quella che ameranno.
La figuratività di Adolfo Damasio Levi si esprime con la tecnica dell’ incisione sul legno, grazie alla quale i soggetti, siano essi tenere maternità o semplici tronchi di betulla acquistano una tangibile morbidezza. Nelle sue opere, Damasio rimanda ad un mondo avulso da dimensioni temporali e spaziali riconoscibili e delimitati: a far da protagonista a questa pittura sono elementi colti con tagli inconsueti, dal particolare all’universale e viceversa, ma ugualmente significativi. | ||
Adolfo Damasio e, nella seconda immagine, con Marilina Di Cataldo, la curatrice della critica riportata nel catalogo della mostra "Senza Vincoli", tenutasi presso la galleria Velan, Centro d'Arte Contemporanea. |
Hanno scritto di lui:
Scolpire i sogni
Ritorniamo nell’accogliente atelier di Adolfo Damasio, scultore – poeta che sogna di ritrovare la propria terra, quella da amare, e sentire il suo vento correre in un abbandono finale.
Accanto ai pannelli sapientemente scolpiti Damasio presenta una serie di grandi opere (talvolta accompagnate dal bozzetto iniziale) nelle quali è racchiusa la poesia di un Colpo di Vento, la Solitudine raffigurata da un solo fiore il cui stelo s’incurva oltre la brocca del vaso, il susseguirsi di Pesci che attraversano specchi d’acqua idealmente geometrici oppure solcano onde che la fantasia dell’artista traduce in sigla.
Città ideale, Farfalle che si mutano in fiore oltre un felice primo piano composto da foglie lanceolate dominate da sole onnipresente, una Panchina solitaria oppure l’Alba sono alcuni dei titoli di una rassegna che si conclude con un’opera composta secondo tre distinti piani nella quale il Gioco delle forme si evidenzia sempre più.
L’ultima opera realizzata ( Madonna 2007 ) è assai ben articolata: lo scomporsi in cinque piani accoglie l’immagine di una Vergine vagamente surreale emergente da una superficie scabra. Il gioco cromatico scomposto determina uno spazio tendente all’irrealtà.
Talvolta si ha l’impressione che Damasio rielabori il susseguirsi dei colori come in un caleidoscopio pronto a riflettere cieli, terre, fiori, paure.
Gian Giorgio Massara
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Dal catalogo della Personale di Reaglie:
Damasio realizza delle composizioni bidimensionali, tavole di legno dove opera dei pazienti intarsi, creando sulla materia delle immagini asciutte e rigorose, figurazioni dense di valori poetici ed emananti un’aura di sospensione metafisica, colorate con tinte tenui e aggraziate…
Interni d’abitazione, scorci di paesaggio urbano o naturale vengono dall’artista riproposti in una nuova luce, con un linguaggio in grado di evocare inedite sensazioni.
Edoardo Di Mauro
Una sola cosa divenire Di se stesso e d’immagine Essere due personalità distinte, Andare per campagne e scorgere Fare passi sulla traccia sterrata Ma la città è diversa, c’è premura Nell’attesa d’amore, il bene è veloce: Il tramonto preferisce scendere Sono una carta figurata, che da |
IL DOPPIO Adolfo Damasio Levi con la sua opera |
MIGRAZIONE
Desiderio, intenzione e volontà:
Gradini in salita incontro
Alla scelta dovuta,
Ingrata.
Forse il prossimo sogno
Avrà cara ventura
In prender forma,
La costanza sia maestra
anno 2008
MIGRAZIONE ( o desiderio intenzione volontà)
Si tratta di un’ansia
Ch’assale, e innalza
Sì tanto d’aleggiar
Levando il dir proprio,
Dipoi lieve almanaccare
Muove ver’ un desiderio
Di maggior peso, sapiente,
Da legger oltre il vissuto
Che tenta d’unir con
Il filo della volontà
Una meta color
Ventura da non
Parer affatto vera.
Sia lenir intenzione?
5 settembre 2007
Arte plurale, mio periodo di insegnamento presso l'Istituto d'arte Passoni con gli allievi disabili con quadro realizzato insieme a loro
DALLE PIETRE
Un ciottolo abbandonato a terra
È un pezzo di mondo che vive
Da tempo immemore senza
Porsi domande, aspetta nel vento
E nella pioggia di trasfondersi
Nell’acqua, oppure, d’esser
Raccolto, e accuratamente
Osservato, le sue forme parleranno
Di cose accadute nel tempo,
Di quelle che verranno, e di quelle
Nascoste nell’animo, quelle che
Reclamano d’esser dette, d’essere
Testimoni di dolori e passioni,
E per palesare la sua voce a tutti,
Si dipinge, per dichiarare il nesso,
E si vernicia per divenirne specchio,
Appare in bella veste, affascinante,
In figura di donna, di arlecchino,
Reclamando compagnia di altre
Donne e di balene, dimentico d’esser
Uso a divenir parte di una casa, di
Una diga, di una strada, di un ponte,
di una macina, di una fontana, di
un cortile, di una chiesa, divenendo al posto, attore di un teatro d’essai.
4 Ottobre 2004
BARRAGE
Addossate ad una cima
Stanno case immobili,
Schiacciate da un cielo
Sì ingombro d’anime
E’ maremediterraneo
Quel luogo incredibile
Nel quale si trova la
Storia sepolta, scritta
E reperita, orgoglio
D’essere figli di tali
Padri e poi non poter
Essere più tali a loro
Spersi senza nuovi
Riferimenti, singoli
Senza altri vincoli
Per divenire futuro,
Ora tutti son viandanti
In cerca, sia di dentro
Che al di fuori, di soste
Che parlino d’esistere,
E se appaiono, aprirsi
Un varco tra barriere
Di forma e sostanza
Nel volersi riedificare.
30 ottobre 2010
CITTA’ ALTA Non posta s’una rocca Ma immaginata lassù Austera nel distacco Seppur vestita a festa Autorevole nell’esigere Decoro da ognuno e pur Misura, non impudenze, Siano lievi i mormorii. Metropoli, palazzi alti, poi Antichi, fabbriche, dritte Strade e lunghi viali alberati, Grandi piazze, largo fiume Po Sorta su civiltà romana, poi di Sindone santificata, nobilitata Da secoli di corona Sabauda ed Infine regno industriale : FIAT FABBRICAITALIANAAUTOMOBILITORINO E questa è certamente casa mia. | |
IL SILENZIO
E' difficile trovarlo, nascosto
Tra robe abbandonate che
Sarebbero ancor utili, ma già
Dimentiche da troppo tempo
Terra arata, bagnata da
Neve grigia, c’è sentore
D’una tiepida primavera
Alberi con nessun fiore,
Alti rami, spogli , protesi
Verso un orizzonte segnato
D’alterni crinali susseguenti,
Sono montagne viola cinerino
Dalle cime frastagliate, loro
Si stagliano in un cielo traverso
Da strisce di nuvole sfilacciate,
Splendore rosa d’aurora boreale
La campagna inerte è di
statica attesa tra silenzi
D’uomini e di cose, rotti da
Un cane lontano ch’abbaia
Al vento, e poco dopo smette,
Mentre i non rumori investono
Quel tutto rendendo astratta
La realtà, or divenuta immagine
Sospesa, e dal muto spettatore,
Colpito d’incanto, sfugge lieve
Un sospiro, lui libero d’essere
Compagno d’un dolce silenzio
24 febbraio 2011
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TITOLO 3,14159 26535
89793 23846
26433 83279
50288 41971
69399 37510
58209 74944
592
pioggia traversa di luci
copre immagini e scopre
il dire dell’andare verso
levante per intendere
se credere è speranza,
oppure se l’anima sa
schiudere quella soglia
concedendo l’intravedere
d’un lontano, eterno
futuro attraverso
il tempo esistente,
ovvero se l’intento
d’un grande viaggio
è utopia e forse già
concluso dove siamo:
paradiso ed inferno.
novembre 2009
Cicogna (L'uccello di sabbia)
In arrivo su camini a / Fare nidi, e s’è rapiti di/ Con i rami, intente in/ Pace di gesti d’insito amore,/ |
Cicogna (L'uccello di sabbia) Nasce da un pensiero |
LA ROSA ROSSA Con la passione giunge una
2012 |
Case deposte in piano
Diventano sfondo per
Pesci e vele, che per
L’aria libere muovono
Le dimore restano appese
Come appuntate su carta,
Bianche e poco distinte così
Ammassate l’una all’altre,
Ma esistono come tutte
Le case che si guardano
Senza vederle, ed allora
Tanto vale ridurle sepolcri
Dove vivono persone e cose,
Anime fluttuanti come ombre
Scure significanti l’esistere a
Condurre una propria storia,
Mentre le cose arredano
Il corso d’una vita, e vite
Altre ancora successive,
Mute testimoni del tempo
Nel quale pesci e vele volanti
Hanno l'intenzione di filtrare
La materialità dando valore
Al credere dell’immortalità.
1 ottobre 2010
FALCI DI LUNA
Sono quelli alti, gli occhi
Colore del cielo, le mani
Dalle dita lunghe, forti,
I capelli cercano il vento
In un cielo da remoto passato
riposano parole di fiducia, fan
credere nella vita per il compiuto
equilibrio tra alberi e creature,
esse mutate individui e poi così
sole da subito, accanto hanno
moltitudini d’aridi deserti in
vana attesa d’acqua discesa,
nella notte di falci di luna,
lievitanti su colori d’un tempo
perduto, il romitaggio tra monti
e valli reca la certa solitudine
tra silenzi, ma è con sé stessi
l’origine d’un dialogo, mentre
alti uomini di legno presteranno
devota ospitalità e comprensione,
i silenzi sono apparenti, fatti
di rumori sottili che mano a
mano si distinguono, sono
foglie che muovono al vento,
i fruscii paiono sommesse voci
traboccanti di dolcezza, quasi
carezze per anima sperduta,
dove ritrovar sua giusta pace.
6 gennaio 2011
SUONI DI TAMBURI
Incessante il rumore fitto segue
I pensieri che scorrono dentro,
Ora più sereni, sono quasi visibili,
Si trasformano in comodi giacigli
Dove appoggiare il capo e fissare
Ad occhi aperti il tempo che passa
Senza timore di perderlo, anzi di
Viverlo nell’imprevedibile venire
La luce si rifrange nei vapori d’acqua
E dona nuovi colori e curiose sembianze
Sfumate nei corpi scuri e ravvivate nei
Piccoli orizzonti che delimitano i rilievi
A terra riluccicano le foglie: argentee,
dorate e ramate, lucidate a festa per
Occasione manifesta, d’esili bagliori
Specchianti riflessi irriproducibili,
Rivoli discreti d’acqua sgorgano
Per dileguarsi e lasciar posto ad
Altre strisce d’acqua che tacite si
Ammassano d’intesa a far pozze,
Poi,
Stupisce un silenzio rotto da sgocciolii
Sempre meno frequenti, occhi di sole
Attraversano la volta verde. Il tempo
Della suggestione sta per scadere.
2011
IL DOPPIO
Essere due personalità distinte,
Entrambe pensanti, equilibrate
Correttamente, ma diverse nel
Dire, nell’agire e nel sentire
Andare per campagne e scorgere
Ombre d’alberi coricate a terra,
Un uomo rompere con la vanga
Il terreno con gesti lenti e pesanti
Fare passi sulla traccia sterrata
Sollevando poca polvere secca in una
Calda estate ch’appassisce le foglie
E intorpidisce le membra già fiacche
Ma la città è diversa, c’è premura
Si corre, non indignano le persone
Vestite di smog, respirano parole
Corte, veloci, spento è il languore
Nell’attesa d’amore, il bene è veloce:
Ciao, come stai? Volano le parole di
Tutto e di nulla, un gran zibaldone:
Soltanto tram, semafori, luci, rumori…
Il tramonto preferisce scendere
Sulla campagna, in città lo si
Porta nel cuore, dove speranze
S’infrangono nel disinteresse.
Sono una carta figurata, che da
Qualsiasi parte la si giri ha lo stesso
Valore, indifferente tra una vita qui
O là, anemica di sentimenti e gioia
13 marzo 2011
ARCOBALENOMAREMEDITERRANEO
alle spalle mare e sole,
e, filtrata attraverso un
arcobaleno di vele,
ecco la terraferma,
là si scorgono linee
poste a definire,
a ridosso delle Alpi Apuane,
colline abitate
la limpidezza dei verdi,
dei colori delle case
tutte appese attorno,
tra un cielo azzurro incantato
rimandano a credere
peccato l’affrescare quei
colori vitali che virano sia
all’alba che al giorno e
al suo cadere, in infinite
dolcezze che strappano
lunghi sospiri struggenti,
dalle inimitabili tinte che
spettano solo al creato,
e l’uomo, per pudore, pone
solo bianco con righe rosse.
26 giugno 2010
POSPORRE…( infrangimento)
E se a tergo di un’immagine,
Spezzata per disperazione e
Isolata da lastra trasparente
Si esistesse credendosi interi?
E poi non sia più scura d’ombra
Ma indossi livrea d’autunno per
Porsi ad un pubblico attento
Rivelando sovrapposizioni elette
Sul figurar il proprio Dio , poco
Visibile , tramite il calore dei toni
Da Lui ceduti alla natura, luogo
Che tanta distensione dà quando
La si percorre con animo puro, quasi
Trovare altra madre quietar angosce
Tra miti sussurri e fruscii di brezza
Smuoventi arbusti e vibrar di foglie ,
Par trovarsi in un mondo incantato
Dove possibile è dialogare con
Essa e intendersi, a caso sollevare
Delicatamente una corolla, china tra
L’erba, d’una margherita e non dover
Divellerla per reciproco ricordo ,
S’ascoltano frasi fatte di echi che
Acquietano, di sensazioni insolite
Quasi risposte a dilemmi sospesi
Con sé stessi, scoprirsi in una bolla
Di tempo che s’apre restituendo
Realtà agl’alberi, il pensiero s’è
Solidificato e le mani potranno
Toccarli, sono corpi viventi a modo
D’uomo, loro si dissetano con acqua
Di rugiada nutrendosi d’indispensabile.
21 Maggio 2012
CASA CITTA' VIAGGIO
Strade , vicoli , piazze,
portici, lampioni, fili
di tram, campanili e,
gente, tanta gente che
scorre come un fiume
senza sosta, automobili
impazzite, quasi moto
perpetuo, orologi che
segnano un tempo che
poi non c’è più, rumore:
quello che distrae, che
non consente di pensare,
ma non sono grida d’armi,
la guerra è giocata lontano,
sono voci proprie di cose
come quelle use a tenere
compagnia ai bimbi
soli, la moltitudine fa
deserto, è spettacolo
autogestito da tutti.
Ora è desiderata una vela
che valichi la marea che
invade e solchi un tempo
diverso, parallelo, quasi
a voler correre via con
se stessi, in pace con
tante gocce di silenzio;
solo urli sulla gioia d’essere.
18 novembre 2008
TRA PENSIERI (I)
Cosa potrà legare tant’altri
pensieri assieme ad uno solo,
senza alcun confine, intimo:
riconoscer l’io, od a svelarlo?
non certa è l’immagine,
ma quella proiettata su
per i muri, quella che si
muove parallela quasi
fosse l’alter ego, quello
diverso, quello più vero
quello nascosto, che
sa palesarsi con parole
inedite, dove può stupire
anche sé stesso, si dovrà
rappresentarli entrambi e
trovare il non legame che
unisce queste due vite sì
differenti ma partorite da
stessa madre, possedute
dagli stessi ricordi, dalla
stessa terra su cui camminano,
sentire il vento raffrescare il
volto… forse non è medesima
la sensazione, il vento trasporta
lontano, in un mondo diverso,
di corpi che volano, liberi, anche
per poco, come le foglie che da
terra s’alzano a ricordarsi in
fioritura, per poi nuovamente
ridiscendere, e poi rialzarsi
ancora, fino a che quel vento
saprà spirare eteree emozioni.
10 marzo 2012
TRA PENSIERI ( II)
Cosa potrà legare tant’altri
Pensieri assieme ad uno solo,
Senza alcun confine, intimo:
Riconoscer l’io, od a svelarlo?
La Memoria antica, tramandata
La si vive scorrendo antichi
Testi e stupisce talvolta la sua
Freschezza , barbari o colti, i
Nostri avi hanno costruito case
E pensieri, con pietre o mattoni,
Con fatica, e fortuna, e guerre,
Non credo per le generazioni
Successive ,ma per un presente
Ed un solo futuro prossimo, ma
Ben delimitato, solo usanze e
Maestra natura hanno guadato
Il tempo e son state custodite,
Usate, e poi migliorate, e così
Diversi sono gli uomini d’oggi
Da quelli d’un tempo remoto-
Un abitante della terra, di
Grandi dimensioni non è
Mutato d’allora, l’elefante,
Forse c’è da 5 milioni d’anni,
Talvolta mi pare d’intendere
Che l’uomo provocherà la
Sua estinzione, rattristato e
Imbarazzato vorrei che
Non accadesse, diverrei
Elefante per parlare alla
Gente su libertà indifese,
Ma sapendomi libero, temo.
21 agosto 2012
TRA PENSIERI(III)
Cosa potrà legare tant’altri
pensieri assieme ad uno solo,
senza alcun confine, intimo:
riconoscer l’io, od a svelarlo?
Scrutare nella tarda sera
La luna mentre indossa i
Colori della notte, prima
Una veste rosata, dopo
Sol bianco splendore che
Illumina case, alberi, cose
Ed a modo suo, quasi come
Il sole crea ombre, queste
Definite da luce fredda, s’adagiano
Fondendosi con forme già scure e
Tinte di buio, risalta il pallore dei
Visi rivolti ad essa, l’ammirano
Ed in cuor loro pensano alla
Sua arte di far incanti :catturare
Amore in una notte d’estate
E per complici echi di grilli ,
Ma un giorno volendo star lassù
Per ammirare la terra ,a saper cogliere
La sua bellezza, i suoi azzurri intensi, i
Bianchi dei ghiacciai, le nuvole che
L’avvolgono e si sciolgono, i continenti
Attraversati da modulati rilievi dorsali,
Ebbene,
Penso, desidero fortemente d’abitare in
Quel luogo, chissà se io, alieno, la vivrò.
22 agosto 2012
E se le immagini scorressero,
Come divenir nuvole spinte
Dal vento oltre il tempo ed il
Cielo stia immobile a fissarle?
Sono pensieri così incerti da
Fondere reale ed immaginario,
Spingendo alla ricerca di
Verità nuove, consolanti,
Da non poter decifrare: è il
Firmamento immobile mentre le
Cose si muovono nello spazio ?
O si pensa d’essere immobili con i
Piedi piantati a terra, come alberi?
Alcuni di loro esistono da millenni
E potrebbero informarci sul passato
Spiegando il proprio punto di vista
Sui futuri trascorsi , e se pure per
Essi la sensazione del vivere la
Quotidianità porti alla convinzione
Che l’immortalità è dentro ognuno,
E si agisce pensando all’inesistenza di
Una fine reale, anche se questa accade,
E’ difficile immaginare il chiudersi delle
Porte dell’esistenza, ma da dove giunge
Questa intima verità che diverrà falsa?
Si potrebbe immaginare di nascere
Come gli Dei, per essere immortali,
Semplicemente, poi non è il vero e
Non resta che tal’ intima convinzione
Possa essere traslata in un rinnovo di
Materia trasformata, o… che la mente
Sia immortale nello spazio d’infinito
6 novembre 2011
TRAMONTO
Il sole scende lento didietro
Ai rilievi che s’allungano sul
Mare, e mano a mano i suoi
Colori s’infiammano nel buio,
Sulla fine della giornata, stesi
immoti s’una sedia di tela , ci si
lascia andare con il nulla In testa
ad assistere allo spettacolo
che conduce per nostalgie,
nello scurirsi della volta celeste
rapita dal buio, ammiccante di
punti luminosi e luna trasparente,
si è affascinati dal lento evolversi
dell’ evento quotidiano vinti
dalla tentazione d’appartenere, se
per poco, al tempo della solitudine
sembra quasi esista un rapporto
intimamente personale, una
emozione da consumare tacendo,
mentre i toni rossi e gialli si
scaldano tra loro, ora aranci e
poi violetti, infiltrati da luce bianca
a strisce magenta, sfilacciate nei
rosa teneri, contagiati d’azzurro
chiaro deposto all’orizzonte intento
a resistere invano al blu intenso
sopraggiunto dall’alto, e lo inghiotte,
Il tempo sembra fermarsi, tacciono
Cinguettii di passeri e strida di gabbiani
Tace anche il mio cuore: il giorno è
Finito, e il domani irromperà come
Sempre, indiscreto, invadente…
20 Maggio 2012
Betulle (GRAN MADRE TERRA)
Di vedetta su
Lievi piani e declivi
Argentee betulle
Staglianti, parvenze
D’algida purezza
Specchianti aurore
E tramonti, blu
Di magie nivali,
Indorate di sole,
Cineree di brume,
Verde pace
D’erba vitale,stanno
Esse silenti, sacrali,
Tra presenze votive
Là erette per
Dar credenza
Alla terra, madre
Feconda di vita
E di resurrezione
Oltre il mortale
27 novembre 2007
Ombre morbide
Lo son talmente che pare non
Esistano , quasi a non voler
Violare un senso di pace che
Aleggia tra passato e presente
Un vaso di fiori vorrebbero unire
Generazioni lontane, traguardare
Insieme i loro percorsi, quando
Tutti della stessa età potranno
Guardarsi in faccia le proprie
Rughe e raccontare come ognuno
Se le sia procurate, lungo tempi
Diversi, lontani tra loro, senza
Sudditanze patriarcali, ma così,
coetanei e divenire amici, poter
spiegare i perché dei propri
gesti e dell’affetto, se non amore,
tra le scale di legno di pietra, di
mattoni, di marmo, di metallo,
di sogni grandi mai raggiunti
di gioia nel vivere di pace.
Anno 2006
Figurazione e poesia tra le mani di un artista __________________________________________________ Nelle sede storica del Circolo degli Artisti di via Bogino 9 è in corso una mostra alla quale partecipa l’artista Adolfo Damasio Levi. ______________________________________________________________ Partito con una impostazione pittorica l’artista, pur non rinnegando questa originaria ispirazione, ha condotto il suo stile verso un esito insolito e originale . Egli realizza infatti delle composizioni bidimensionali, tavole di legno dove opera dei pazienti intarsi, creando sulla materia delle immagini asciutte e rigorose, figurazioni dense di valori poetici emananti un’aura di sospensione metafisica, colorate con tinte tenui ed aggraziate. La narrazione di Damasio ci conduce verso angoli di quotidiano che generalmente sfuggono alla nostra distratta percezione, irretita dall’incessante incedere di feticci e simulacri che caratterizza il nostro di contemporaneo. Interni d’abitazione, scorci di paesaggio urbano o naturale vengono dall’artista riproposti in una nuova luce, con un linguaggio in grado evocare inedite sensazioni, dove la poetica carica l’oggetto di una esemplare simbolicità, creando un collegamento tra l’interiorità dell’artefice ed il mondo esterno. Le immagini di Damasio sono evidentemente allegoriche, significano molto di più di quanto possa apparire ad una superficiale osservazione. Esiste una strana ma indiscutibile connessione tra le forme artistiche antiche, tipiche della pre-modernità, ad esempio del Medioevo e quelle contemporanee o, per meglio dire, post moderne. Ad esempio, per quanto riguarda l’assenza spaziale e lo spazio concesso ai valori l’artigianalità e la decorazione. Le opere di Adolfo Damasio assumono le sembianze di icone post-moderne, intrise di un senso religioso ed esemplare della composizione, proprio perché rispondono, spazialmente e concettualmente, all’impostazione prima citata. L’artista si propone quindi, come un cantore degli angoli riposti e dimenticati della quotidianità, da lui decontestualizzati da una situazione di stallo e di oblio e nobilitati con uno sforzo compositivo tenace, in grado di elevarli al rango di espressione poetica. _________________________________________________________ Adolfo Damasio non è solo pittore, scultore,creatore di mondi, ma anche fine poeta che incide con versi il mondo in cui vive. Anche la scelta del legno, come supporto privilegiato dei suoi lavori,indica attenzione al mondo naturale, ai temi dell’ecologia e della vita, che l’autore sviluppa con un linguaggio figurato e letterario ricco di suggestioni. Con un’operazione simbolica, la poesia diventa pittura incisa per sempre, trasformando la sua effimera esistenza, la su tradizione antica di oralità in pietra miliare, che racconta un’intera vita, un’emozione,uno stato d’animo. Damasio è maestro nel narrare, tra tecnica e creatività, la sua visione dell’universo
"Di lettere in lettera… poi parole" "Notturno" Scultura Città" Critica Guido Folco
Critico Guido Folco
La figuratività di Adolfo Damasio Levi si esprime con la tecnica dell’incisione sul legno, grazie alla quale i soggetti, siano essi tenere maternità o semplici tronchi di betulla acquistano una tangibile morbidezza. Nelle sue opere, Damasio Levi rimanda ad un mondo avulso da dimensioni temporali e spaziali riconoscibili e delimitati: a far da protagonista a questa pittura sono elementi colti con tagli inconsueti, dal particolare all’universale e viceversa, ma ugualmente significativi. _____________________________________________________________________ |
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